La filastrocca della pace (A nursery rhyme for the Peace)

 

La pace è una bambina

Che non chiede cose matte

Solo alzarsi la mattina

Non col sangue ma col latte

Peace  is nothing but a ni͂na

Que no pide crazy things

Just awaking la mana͂na

Not with sangre but with milk

 

di Bruno Tognolini

 

 

 

 

L'infinito viaggiare - Prefazione (stralcio)

 

Chi viaggia è sempre un randagio, uno straniero, un ospite; dorme in stanze che prima e dopo di lui albergano sconosciuti, non possiede il guanciale su cui posa il capo né il tetto che lo ripara. E così comprende che non si può mai veramente possedere una casa, uno spazio ritagliato nell'infinito dell'universo, ma solo sostarvi, per una notte o per tutta la vita, con rispetto e gratitudine. Non per nulla il viaggio è anzitutto un ritorno e insegna ad abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa

Nel viaggio, ignoti fra gente ignota, si impara in senso forte a essere Nessuno, si capisce concretamente di essere Nessuno. Proprio questo permette, in un luogo amato divenuto quasi fisicamente una parte o un prolungamento della propria persona, di dire, echeggiando don Chisciotte: qui io so chi sono.

Borges "Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto".

Non c'è viaggio senza che si attraversino frontiere -politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. Oltrepassare frontiere; anche amarle - in quanto definiscono una realtà, un'individualità, le danno forma, salvandola cosìdall'indistinto - ma senza idolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue. Saperle flessibili, provvisorie e periture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; mortali, nel senso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occasione e causa di morte, come lo sono state e lo sono tante volte.

Viaggiare non vuol dire soltanto andare dall'altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall'altra parte

Ogni viaggio implica, più o meno, una consimile esperienza: qualcuno o qualcosa che sembrava vicino e ben conosciuto si rivela straniero e indecifrabile, oppure un individuo, un paesaggio, una cultura che ritenevamo diversi e alieni si mostrano affini e parenti. Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizinei confronti di chi vive sull'altra sponda. Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da una riva all'altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo. "Dov'è la frontiera?" chiede Saramago sul confine tra Spagna e Portogallo ai pesci che, nello stesso fiume, nuotano, a seconda che guizzino vicino a una sponda o a un'altra, ora nel Duero ora nel Douro.

 

Claudio Magris

 

 

The endless travel (Taken from the Preface)

 

Who travels is always a stray, a foreigner, a guest; he sleeps in rooms which host unknown people before and after him, he does not own the pillow on which he rests his head or the roof which gives him shelter. So he understands that you can never really own a home or a space cut out from the infinite universe, but stop over, for a night or for a whole life, with respect and thankfulness. It is not a chance if travelling is first of all going back, which teaches to live one’s home more freely, more poetically.

Travelling, unknown among unknown people, you strongly learn to be No one, you concretely understand to be No one. Just this allows you, in a loved place become almost physically part or extension of your own person, to say, echoing don Quixote: here I know who I am.

Borges writes: “A man intends to draw the world. Year after year, he populates a space with images of provinces, kingdoms, mountains, bays, ships, islands, fish, mansions, instruments, stars, horses and people. Shortly before dying , he finds out that patient labyrinth of lines draws the image of his own face”.

A man sets out to draw the world. As the years go by, he peoples a space with images of provinces, kingdoms, mountains, bays, ships, islands, fishes, rooms, instruments, stars, horses, and individuals. A short time before he dies, he discovers that the patient labyrinth of lines traces the lineaments of his own face.

There is no travel without crossing frontiers – political, linguistic, social, cultural, psychological, even the invisible ones which separate an area from another in the same city, the ones among people, the winding ones which, in our netherworld, block our own way. Crossing frontiers; even loving them- as they define a reality, an individuality, they give it a shape, rescuing it from the indefinite – without worshipping them, without making them idols that exact bloody sacrifices. Knowing them flexible, temporary and perishing, like a human body, so worth to be loved; mortal, which is subject to death, like travellers, not chance or cause of death, as they were and have been many times.       

To travel does not only mean to go beyond the border, but also to discover to have always been on the other side too.

Every travel implies, more or less, a similar experience: someone or something that looked near and well known turns out to be stranger and incomprehensible, or an individual, a landscape, a culture that we thought different and aliens look alike and relatives. To the people of one shore the ones of the opposite shore often look barbarous, dangerous and full of prejudices against who lives on the other bank. But if you walk to and fro a bridge, mixing up with the people who pass by and going from one shore to the other until you know no longer well on which side or in which country you are, you regain benevolence to yourself and pleasure of the world. “Where is the frontier ?- asks Saramago on the border between Spain and Portugal to the fish that, in the same river, swim, according to if they dart near one bank or the other, now in the Duero, now in the Douro.

by Claudio Magris

 

 

 

Libro dell’Ospitalità

 

Noi siamo sempre stranieri, su questa terra, e sempre siamo in cerca di Ospitalità.

 

Ti benedico, ospite mio, mio invitato poiché il tuo nome è colui che cammina.

Il cammino è nel tuo nome

L’ospitalità è crocevia di cammini.

 

 

Edmond Jabès

 

 

 

 

Book of Hospitality

We are always foreigners, on this earth, and we always search for Hospitality.

 

I bless you, my guest, my invited as your name is the one who walks.

Walking is in your name.

Hospitality is the crossroads of walks.

 

 

Edmond Jabès

 

 

 

 

L’altro siamo noi

Ascoltare uno straniero non equivale a informarsi su di lui, ma significa aprirsi al racconto che egli fa di sé per giungere  a comprendere nuovamente se stessi: così lo straniero non abita tra di noi, ma abita con noi. Lo straniero infatti cessa di essere estraneo quando noi  lo ascoltiamo nella sua irriducibile diversità ma anche nell’umanità comune a entrambi.

Enzo Bianchi

 

 

The Other is ourselves

Listening to a foreigner is not like getting information about him, but it means opening oneself to the tale he tells about himself to get to understand oneself again: so the foreigner doesn’t live among us, but he lives with us. The foreigner in fact stops being a stranger when we listen to him in his irreducible diversity but also in his humanity which is common to both.

Enzo Bianchi

 

L'altro


Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.

. . .
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.

. . .

Kahlil Gibran            

 

The Neighbour

 

Your neighbour is your unknown self made visible. His face shall be reflected in your still waters, and if you gaze therein you shall behold your own countenance.
Should you listen in the night, you shall hear him speak, and his words shall be the throbbing of your own heart.
. . . ("Be unto him that which you would have him be unto you.
"This is my law, and I shall say it unto you, and unto your children, and they unto their children until time is spent and generations are no more."
And on another day He said, )

 

You shall not be yourself alone. You are in the deeds of other men, and they though unknowing are with you all your days.
They shall not commit a crime and your hand not be with their hand.
They shall not fall down but that you shall also fall down; and they shall not rise but that you shall rise with them.
Their road to the sanctuary is your road, and when they seek the wasteland you too seek with them.

 

. . . ("You and your neighbour are two seeds sown in the field. Together you grow and together you shall sway in the wind. And neither of you shall claim the field. For a seed on its way to growth claims not even its own ecstasy.
"Today I am with you. Tomorrow I go westward; but ere I go, I say unto you that your neighbour is your unknown self made visible. Seek him in love that you may know yourself, for only in that knowledge shall you become my brothers." )

 

Khalil Gibran

From "Jesus the Son of Man", Joseph of Arimathea, On the Primal Aims of Jesus

 

 

Peter

On the Neighbour

Once in Capernaum my Lord and Master spoke thus:

“Your neighbour is your other self dwelling behind a wall. In understanding, all walls shall fall down.

“Who knows but that your neighbour is your better self wearing another body? See that you love him as you would love yourself.

“He too is a manifestation of the Most High, whom you do not know.

“Your neighbour is a field where the springs of your hope walk in their green garments, and where the winters of your desire dream of snowy heights.

“Your neighbour is a mirror wherein you shall behold your countenance made beautiful by a joy which you yourself if not know, and by a sorrow you yourself did not share.

“I would have you love your neighbour even as I have loved you.”

Then I asked Him saying, “How can I love a neighbour who loves me not, and who covets my property? One who would steal my possessions?”

And He answered, “When you are ploughing and your manservant is sowing the seed behind you, would you stop and look backward and put to flight a sparrow feeding upon a few of your seeds? Should you do this, you were not worthy of the riches of your harvest.”

When Jesus had said this, I was ashamed and I was silent. But I was not in fear, for He smiled upon me.

 

 

Khalil Gibran

From "Jesus the Son of Man", Peter on The Neighbour

 

 

ITACA

Kostantin Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.

 

When you set out for distant Ithaca,
fervently wish your journey may be long, —
full of adventures and with much to learn.
Of the Laestrygones and the Cyclopes,
of the angry god Poseidon, have no fear:
these you shall not encounter, if your thought
remains at all times lofty, — if select
emotion touches you in body and spirit.
Not the Laestrygones, not the Cyclopes,
nor yet the fierce Poseidon, shall you meet,
unless you carry them within your soul, —
unless your soul should raise them to confront you.
 
Fervently wish your journey may be long.
May they be numerous — the summer mornings
when, pleased and joyous, you will be anchoring
in harbours you have never seen before.
Stay at the populous Phoenician marts,
and make provision of good merchandise;
coral and mother of pearl; and ebony
and amber; and voluptuous perfumes
of every kind, in lavish quantity.
Sojourn in many a city of the Nile,
and from the learned learn and learn amain.(1)
 
At every stage bear Ithaca in mind.
The arrival there is your appointed lot.
But hurry not the voyage in the least:
’twere better if you travelled many years
and reached your island home in your old age,
being rich in riches gathered on the way,
and not expecting more from Ithaca.
 
Ithaca gave you the delightful voyage:
without her you would never have set out:
and she has nothing else to give you now.
 
And though you should find her wanting, Ithaca
will not surprise you; for you will arrive
wise and experienced, having long since perceived
the unapparent sense in Ithacas.

(1) archaic or poetic with great strength, speed, or haste

 

Translated by John Cavafy

(Poems by C. P. Cavafy. Translated, from the Greek, by J. C. Cavafy. Ikaros, 2003)